mercoledì 29 maggio 2013

Chiamatemi strega



Franca Rame




CHIAMATEMI STREGA 

Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.

Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale…  sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.




CIAO FRANCA


lunedì 27 maggio 2013

Ma nun te vergogni?






Gianni Alemanno (google images)







L'uscente sindaco di Roma, tale Gianni Alemanno, questa sera ai microfoni del telegiornale di Mentana ha osato dire questo:

"Non è proprio stato a causa della finale di Coppa Italia ma, sicuramente un evento così sentito dai romani può avere interferito nello svolgersi delle elezioni, e causato parte della defezione."


MA NUN TE VERGOGNI A ALEMA'?

mercoledì 22 maggio 2013

Siamo tutti ignoranti.


google images



Ignoranza, dall'incontro del termine  greco gnor-izein ( conoscere ) con quello latino in-gnarus ( che non conosce ).
Il significato corretto della parola è mancanza di conoscenza, ovvero mancanza di sapere.
Nel mio piccolo mondo circoscritto, io mi ritengo una grandissima ignorante, appunto perchè ignoro una mondo di cose.
Del resto non sarò mica superiore a Socrate io.

Negli ultimi decenni però, il termine ha assunto un significato dispregiativo, e lo si usa spesso per colpire un'antagonista, un concorrente, o semplicemente qualcuno che in fondo si disprezza.
A quanto pare, si dovrà perdere questa abitudine ( se c'è ).
In una  recentissima sentenza, la Corte territoriale ha condannato un dipendente che aveva apostrofato in un litigio il suo capo con il termine ignorante. E la Cassazione ha rigettato il ricorso.
Il dipendente si era difeso dall'accusa ponendo l'accento sul fatto che nel suo intento stava semplicemente indicando l'effettiva "ignoranza" dell'altra persona sulla problematica di cui discutevano.
Nonostante questo gli viene confermato il reato di ingiuria.
Dal quale lo salva solo la raggiunta prescrizione dei termini di legge.

Da oggi in poi, attenzione a parolacce, che già da tempo sono nel mirino della giustizia, ma anche e semplicemente ad esprimere chiaramente, ciò che spesso ci capita di pensare degli altri.
Almeno, se proprio non si riesce a farne a meno, diciamolo a bassa voce.
Che siamo tutti ignoranti.







PS: la canzone ci stava a pennello.

giovedì 16 maggio 2013

Ma voi che fate quando siete tristi?








Una ricerca USA ha stabilito che quando siamo particolarmente abbattuti, bisognerebbe ascoltare della musica malinconica oppure vedere un film triste. (fonte La Stampa).

Bando all'allegria, ai film con Verdone o Totò, alla musica pop allegra e solare.
Meglio un bel CD di Carmina Burana o di Leonard Cohen. Un libro sulle manie di persecuzione o un romanzo da attorcigliamento di budella.
Andrei sui classici russi (ghghghgh), e mi leggerei Il Dottor Zivago.
Vuoi mettere i fiumi di lacrime? Se poi lo accompagni anche a una ennesima visione del film, sei a posto per anni.
Insomma per venirne fuori dobbiamo essere in sintonia con il nostro malessere.
BAH.
Io di certo, se sto giù, e capita eccome se capita, cucino e mi sento subito meglio.
Oppure, parto per un bel giro di shopping. Accompagnata o in solitudine, questo dipende dal livello di deprescion raggiunta.
Ma la cosa migliore è avere delle amiche che ti trascinano fuori per i capelli, quando non ci stai con la testa, che poi ringrazierai all'infinito perchè come ridi con loro anche delle tue disgrazie, con nessuno mai.

Già, per i momenti bui ci vuole una bella overdose di amicizia.
E non sbagli mai.







giovedì 9 maggio 2013

Buon Compleanno Piccolo Principe!




E' il libro del mio cuore.
Non si allontana mai dal mio comodino. Ho la versione in italiano e in francese, quella Pop Art e quella magnifica, in napoletano.
Ognuno dei miei nipoti avrà in regalo questo libro, appena sarà in grado di leggerlo.
E' la carezza della mia anima, la certezza che non smetteremo mai di essere un po' bambini fintanto lui ce lo ricorderà.

"Perchè non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi".

Buon compleanno compagno di vita. Sono settanta anni che ci accompagni, insegnandoci la verità con semplici e incredibili parole.
Grazie Antoine, dall'eterna bambina che è in me.







domenica 5 maggio 2013

Perchè io danzo




Lorenzo Jova Cherubini ( google Images)







Ci ascoltano al telefono.
Ci guardano i satelliti.
Ci intasano nel traffico.
Controllano gli artisti.
Ci rubano le password.
Ci frugano nel bancomat.
Ci irradiano.
Ci scannerizzano.
Ci perquisiscono.

Eppure non mi sono mai sentito così libero.
Eppure non mi sono mai sentito così libero.

Perché io danzo.
Perché io danzo.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.

Ci sommano le cellule
controllano i rifiuti.
Ci spiano le telecamere piazzate sui semafori.
Ci seguono col radar.
Ci usan per i calcoli.
Controllano le cose che guardiamo alla parabola.

Eppure non mi sono mai sentito così libero.
Eppure non mi sono mai sentito così libero.

Perché io danzo.
Perché io danzo.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.

Ci esaminano il sangue.
Ci prendono le impronte.
Ci scattano una foto quando attraversiamo il ponte.
cControllano le cose che si fanno la domenica.
Ci fanno propaganda elettorale nella predica.
Ci impongono censure sulle cose da sapere.
Ci danno indicazioni sulle fonti di piacere.
Ci dicon cosa bere.
Ci copiano lo stile.
Ci giudicano in base a quale zona uno vive.
Restiamo in fila ore per passare alla dogana.
Ci timbrano la mano per uscire dal locale.
Ci istigano ad essere nemici di qualcuno.
Ci insinuano sospetti sugli affari del vicino.

Eppure non mi sono mai sentito così libero.
Eppure non mi sono mai sentito così libero.

Perché io danzo.
Perché io danzo.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.
Perché io danzo.
Perché io danzo.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.
Sulla frontiera.

Tra i medriochistan
Tra i privatistan
e i massmedistan
Tra i passatistan
e i futuristan
Tra i giornalistan
e i realitystan
Tra i doloristan
e i piaceristan
Tra i localistan
e i globalistan
Al centro dell'umanistan
Io danzo
Io danzo
Io danzo
Io danzo
Sulla frontiera
Sulla frontiera
Sulla frontiera
Sulla frontiera
Sulla frontiera



Questa canzone non ha bisogno di altro. E' perfetta.
Sempre più spesso ho bisogno di caricarmi e allora la faccio partire.
E danzo.
Poi mi sento più leggera, perchè io danzo. Sulla Frontiera.Insieme a voi.






mercoledì 1 maggio 2013

Sul Primo Maggio




" LAVORO E' VITA LO SAI E SENZA QUELLO ESISTE SOLO PAURA E INSICUREZZA"
(JOHN LENNON)




Lavoravo in azienda, negli anni '90. Forse ne avevo già parlato, altrove.
Lavorando nel mondo dei grafici, la crisi dell'editoria cominciò a mordere e dopo anni di bagordi, cominciarono i problemi. Le commesse delle grandi case editrici diminuirono e quasi tutte le grandi proprietà del mondo editoria, cominciarono ad allestire al loro interno e con il loro personale la parte litografica.
Questo fece sì, che nel giro di brevissimo tempo, ci ritrovammo a vivere tempi bui. Partì la cassa integrazione a rotazione e poi la mobilità. E così si vivacchiò per circa quattro anni. Poi le cose cominciarono a muoversi, grazie ad alcuni investimenti nella sezione photoshop che portò a nuova linfa. Ci sembrava che il periodo di crisi fosse passato. Arrivò la doccia fredda della riduzione del personale (settore tecnici) quasi all'improvviso.
Ci riunirono insieme alle forze sindacali che erano già al corrente e ci dissero che quattro persone, tra i nostri colleghi, dovevano rimanere a casa, ma che avrebbero fatto scegliere a noi.
Eravamo annichiliti, per la notizia e per la crudeltà.
Non ascoltammo le forze sindacali, che ci consigliarono vivamente di accettare.
Dopo brevissimo tempo, facemmo alla dirigenza una proposta diversa.
Ci saremmo autoridotti lo stipendio tutti, in modo tale che, fosse alla pari con il costo aziendale dei nostri quattro colleghi.
Quello stesso giorno strappai la mia tessera CGIL e non volli più saperne di sindacati e di lotte politiche sterili e omertose, conniventi con la dirigenza.

Non ho mai dimenticato, i volti dei miei colleghi del reparto grafico, quando fu fatta la proposta alla proprietà, che l'accettò.
Si aspettavano una lista nomi, una condanna. Invece arrivò una scelta che rispettava il diritto di ognuno di noi al lavoro.
Purtroppo poi, le cose negli anni sono peggiorate, e quell'azienda non esiste più.

Ma pensando all'Italia si potrebbe partire da qui.

BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI VOI.

Informazioni personali

La mia foto
Ho amato la scrittura fin da quando ho cominciato a leggere e avevo solo cinque anni. Scrivo perché mi scappa da scrivere e sono consapevole che non mi libererò mai dalla meravigliosa seduzione delle parole.